
Perdono, la gioia di Dio per la pecora che torna
La speranza è il motore di una vita piena e ha un nome. Lo spiega Gregorio Vivaldelli, docente negli Istituti teologici della diocesi di Trento, profondo conoscitore dell’opera dantesca, che sarà protagonista, sabato 13 settembre nella basilica di San Francesco, alle 21, del “Dantis poetae Transitus”. Proprio di "Dante profeta di speranza" parlerà in riferimento al verso del canto III del Purgatorio in cui Dio viene definito “quei che volentier perdona". Ma il richiamo per Vivaldelli è anche «papa Francesco che lo ha definito un "profeta di speranza" nella sua Lettera apostolica del 2021, sottolineando come il poeta, attraverso la Divina Commedia, spinga l'umanità a superare la condizione di peccato ("selva oscura") per ritrovare la via della salvezza e della beatitudine». Un contesto, quello attuale, vicino a queste parole: «siamo nel Giubileo della speranza ed è proprio quella virtù teologale che ci permette di ricordare che siamo pienamente viventi. Se non c'è la speranza si fa fatica ad uscire dalla selva oscura». L'invito dell'incontro è proprio quello di ri-scoprire «”Quei che volentier perdona”. Nel dialogo tra Dante e Manfredi è una delle più belle definizioni di nostro Signore perché è la gioia che prova nel perdonarci a riattivare la nostra speranza. Pensiamo a parabole dei Vangeli come il figliol prodigo, la pecorella smarrita». Una speranza che nasce nel momento in cui ci rendiamo conto «che il perdono che Dio ci dà non è una concessione che fa all'uomo, ma è per lui una grande fonte di gioia. Da qui fiorisce la speranza. Non siamo abbandonati al nostro destino, ma anche nei momenti più faticosi e dolorosi, siamo sorretti da un “Amor che move il sole e l’altre stelle”. È un tema straordinario».
Vivaldelli ha incontrato la Divina Commedia e il suo autore a scuola ma l'attualità del Sommo Poeta «è nel continuare a gemmare, ad intercettare, ancora oggi, un grande desiderio: tutti vorremmo essere perdonati e vivere con Dio, in armonia con il Creato. Nel corso degli anni nel mio lavoro è diventata sempre più preponderante questa parte: amo infatti mettere in dialogo la Bibbia e l'arte nei miei interventi». Il panorama contemporaneo ci porta a cercare la speranza nel futuro: «viviamo in un tempo in cui è complicato mettere a fuoco il senso della vita».
E conclude «Dante ci insegna che ogni nostro gesto ha un valore eterno. Parlando dell’aldilà ci parla dell’aldiquà. Ci fa percepire che il nostro aldiquà è inserito nell’aldilà e che l’eternità è la prospettiva per riuscire a vivere in pienezza i giorni che ci sono dati da vivere sulla Terra. Questo è uno dei grandi messaggi della Divina Commedia: ogni istante della nostra esistenza acquista un senso, un significato, un valore».
Articolo di Elena Nencini.